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Quando gli oggetti prendono vita

Internet delle cose: gli oggetti prendono vita

 In base all’ultimo rapporto degli Osservatori del Politecnico di Milano, in Italia nel 2015 vi erano 8 milioni di oggetti connessi, per un valore di 1,15 miliardi di euro: il 38% erano sulle auto, l’8% nelle case[1].

Questo è solo un aspetto della rivoluzione in atto: grazie al cd. Internet of Things (IOT), gli oggetti, mediante la rete internet comunicano, rendono accessibili informazioni e, in generale, acquisiscono un’identità elettronica.

Gli sviluppi di questa tecnologia fanno ormai parte della vita quotidiana: il frigorifero che invia un messaggio se la porta rimane aperta, i sensori che identificano e tracciano gli inquilini all’interno di un’abitazione, la scarpa che misura la nostra agilità e movimento.

La nostra quotidianità è – e sempre più sarà – invasa di oggetti intelligenti.

Quali sono invece gli effetti che l’Internet of Thing può avere sulla produzione di beni?

I sensori intelligenti possono intervenire su vari aspetti della tua impresa. Pensa alla gestione della logistica: dotare le merci di un sensore che rileva la loro posizione in tempo reale.

Questa possibilità di quanto semplificherebbe la gestione delle tue merci?

Il tessuto uscito dalla fabbrica che comunica il suo arrivo nel laboratorio di confezioni….

Il container comunica ciò che e contenuto all’interno…

La borsa che comunica di essere originale e non contraffatta…

L’identità in Rete di ciascun bene, ti permette di geo-localizzarlo e di sapere in ogni istante dove si trova.

Quali vantaggi?

La gestione dei flussi di materie prime, di capi semi-lavorati, di accessori, ad oggi è controllata per lo più dal personale che deve monitorare le merci lungo tutta la filiera produttiva.

Pensiamo al fatto che sarà possibile avere notizie in tempo reale sul luogo in cui si trovano i beni, permettendo anche il controllo dei nostri fornitori e dello stato di avanzamento della produzione.

In questo modo possono essere ottimizzati gli ordini e le consegne.

Altro vantaggio è legato al furto dei beni: il fatto che trasmettano la loro posizione, costituisce un forte deterrente per la loro sottrazione.

L’inserimento di micro-cip all’interno di una borsa può consentire al cliente finale di conoscere la provenienza della stessa, il luogo nel quale è stata prodotta, garantendone l’originalità.

La privacy

Gli oggetti che comunicano, raccolgono di fatto una grande quantità di dati che vengono solitamente conservati mediante sistemi cloud.

Dal punto di vista aziendale, questa mole di dati costituiscono un patrimonio di informazioni prezioso, da preservarsi rispetto ad accessi estranei, magari da parte dei competitors.

Dal punto di vista dei lavoratori, gli oggetti intelligenti costituiscono un modo per controllare il loro lavoro e la loro produttività in tempo reale. Difatti, se il tessuto comunica di essere pronto per essere trasportato nel laboratorio di confezioni, una volta arrivato, mi indicherà anche quanto tempo rimane nel laboratorio.

In questo modo sarà possibile controllare la mia catena di produzione, ma, per converso, dovrò stare attento a non violare lo Statuto dei Lavoratori, circa il controllo dei medesimi.

Difatti, nonostante la recente riforma dell’art. 4 dello Statuto dei Lavoratori, non si fa alcun riferimento al fatto che le nuove tecnologie dell’Internet of Things possano essere uno strumento di controllo degli stessi.

Ad oggi lo stesso Garante della Privacy non si è ancora espresso sul tema ed ha indetto una consultazione pubblica per cercare nuove soluzioni (per maggiori informazioni sulla consultazione cliccare qui).

Oltre a questo, ci sono tutti i dati dei singoli consumatori che vengono rilevati dai dispositivi: pensiamo alla scarpa che controlla il battito cardiaco. In questo caso poi si tratta di dato sensibile, visto che riguarda la salute dell’individuo.

Come comportarsi?

Secondo la società di ricerca americana Gartner, gli oggetti connessi ad internet a fine 2015 erano poco meno di 5 miliardi su scala mondiale.

Nel 2020 diventeranno 26 miliardi[2].

Il giro d’affari di questo settore secondo una ricerca pubblicata da Idc nel 2014 generava oltre 655 miliardi di dollari con una proiezione di crescita per il 2020 fino a 1.700 mila miliardi[3].

Gli oggetti parlarti faranno parte della nostra quotidianità: questo può/potrà semplificarci la vita in modo anche divertente.

La vera sfida però è quella di inserire queste tecnologie all’interno dell’impresa: questo consente di ottimizzare l’organizzazione, le risorse e le tempistiche di produzione e di consegna dei beni.

Gli accorgimenti però devono essere duplici: da una parte vanno tutelati i dati che vengono forniti, sia dal punto di vista della conservazione sicura dei medesimi, sia dalla necessaria informativa da garantire alle persone coinvolte nel processo. Dall’altro sarà necessario tutelare i lavoratori indicando in una specifica informativa le tecnologie che sono state introdotte e il loro impatto sull’attività lavorativa.

Sarà anche necessario valutare caso per caso se tali nuove tecnologie possano configurare delle ipotesi di controllo dei lavoratori, consentite soltanto previo accordo con le rappresentanze sindacali o autorizzate dall’ispettorato del lavoro.

[1] I libri dell’Esperto risponde, L’Internet delle cose, n. 2/2016 – gennaio 2016, Il Sole 24 Ore.

[2] I libri dell’Espero risponde, L’Internet delle cose, n. 2/2016 – gennaio 2016, Il Sole 24 Ore.

[3] I libri dell’Espero risponde, L’Internet delle cose, n. 2/2016 – gennaio 2016, Il Sole 24 Ore.

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